L’attenzione dei CIO verso l’espandersi del SaaS

Collin Campbell, business information officer di Cushman & Wakefield, ha progettato una soluzione diversa a questo stato di cose.

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L’attenzione dei CIO verso l’espandersi del SaaS

Collin Campbell, business information officer di Cushman & Wakefield, ha progettato una soluzione diversa a questo stato di cose. Si avvale di fornitori esterni e di sviluppatori interni per scrivere il “tessuto” connettivo del codice che fornisce funzionalità di integrazione.

La “tendenza che sta, davvero, sullo sfondo di alcune delle ansie legate alla dispersione del SaaS riguarda il modo di estrarre i dati dalle applicazioni SaaS e di renderli idonei all’utilizzo”, tiene a precisare Campbell, la cui azienda si affida a un groviglio di circa 75 applicazioni SaaS fondamentali per il core business e ad altre 135 soluzioni SaaS distribuite in varie unità aziendali.

Cushman & Wakefield, un Microsoft shop, non si affida a una piattaforma di integrazione onnicomprensiva come MuleSoft, perché Campbell la vede come “una soluzione molto costosa che credo possa essere rimpiazzata da qualcosa di più semplice”. Invece, per lavorare attraverso Azure, “utilizziamo alcune soluzioni proprietarie che abbiamo concesso in licenza e sulle quali interveniamo con una codifica molto semplice”, dice.

L’azienda di servizi immobiliari commerciali, che sta anche costruendo una base per l’IA a livello interno [in inglese], ha visto i suoi sforzi di integrazione ripagati dal punto di vista dei clienti, prosegue Campbell, aggiungendo che gli stessi clienti di Cushman & Wakefield stanno affrontando problemi simili di dispersione e integrazione, “cercando di ridurre al minimo l’impatto delle loro precedenti decisioni basate sugli acquisti”.

Per Bryan Muehlberger, CIO di Vuori, l’aumento dell’uso di SaaS ha portato anche a un corrispondente aumento delle difficoltà nella gestione dei fornitori.

“Stiamo iniziando a cercare attori sul mercato che possano aiutarci a gestire e tracciare le nostre licenze, l’utilizzo e la governance”, dichiarra Muehlberger, che negli ultimi cinque-sette anni ha visto un aumento del 25%-50% delle soluzioni SaaS nello stack tecnologico dell’azienda di abbigliamento.

“Una volta si avevano da 15 a 30 key vendor partner, mentre ora sono più di 100”, afferma. “A volte è complicato gestire un budget dettagliato per fornitore. E, se si aggiungono i rivenditori, la situazione diventa ancora più complicata”.

Una questione di TCO

Brian Woodring, CIO di Rocket Mortgage, impiega più di 1.000 sviluppatori ed è orgoglioso dell’architettura cloud aziendale che il suo team ha costruito utilizzando AWS come piattaforma principale. Ma, nonostante ciò, sembra che nessuna azienda sia libera da questo onere.

Woodring riconosce che per la società per cui lavora, la quale si affida a Salesforce, Workday e ServiceNow come molte altre aziende, la dispersione di SaaS è un problema crescente. Come Cushman & Wakefield, i suoi ingegneri sono spesso chiamati a rendere disponibile codice per integrare e ricucire i problemi tra le applicazioni SaaS.

E non crede che il problema scomparirà presto.

“Questi sistemi stanno diventando sempre più grandi e complicati. La dispersione, la complessità, i contratti, tutte le nuove funzionalità portano verso una corsa agli armamenti in cui tutti aggiungono il più possibile, e molto di tutto ciò si sovrappone” contribuendo ad accrescere i problemi che il suo team deve affrontare, spiega.

Inoltre, sebbene sia consapevole del fatto che i suoi ingegneri non potrebbero costruire soluzioni in grado di competere con le migliori soluzioni SaaS aziendali, si chiede se valga la pena di adottare maggiormente questa tecnologia.

“Ognuno ha il suo ecosistema di persone da assumere e di pratiche da installare”, conclude. “E ammetto che, alla fine della giornata, ci si chiede se si è risparmiato davvero del denaro con tutte le conseguenze che ne derivano”.

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